Il sentiero 7B parte da Stafal, poco prima del negozio di alimentari, vedi foto da Google Street View:
La partenza del 7B da Stafal
Poco dopo la partenza un cartello indica la deviazione per il sentiero a destra: si percorre un breve tratto in piano fino a raggiungere la meravigliosa cappella di San Grato, edificata nel 1643, un gioiello praticamente sconosciuto, nascosto da una casa che sorge proprio davanti.
La Cappella di San Grato
Si raggiunge la strada asfaltata e la si attraversa, seguendo il palo segnavia giallo che invita a salire lungo una strada sterrata. Dopo poche decine di metri si vedono sulla sinistra i segni che invitano a salire verso destra.
La deviazione sullo sterrato iniziale
Si risale con diverse svolte un ripido prato fino a raggiungere un’ampia strada sterrata, che in inverno è parte della pista di rientro verso Staffal.
Si risale il prato fino a raggiungere la strada visibile in alto
Si prosegue lungo la strada sterrata per circa duecento metri: ad un bivio si seguono le indicazioni per il sentiero 7A e 7B in salita vero sinistra.
Al bivio si gira a sinistra
Si tralasciano le indicazioni per il sentiero 7A: dopo circa centro metri si arriva ad una baita disabitata, con accanto ben visibili le indicazioni del sentiero 7B.
La baita con le indicazioni per il sentiero 7B
Da qui si comincia a fare sul serio. Il sentiero sale a sinistra della baita, inizialmente lungo il crinale (passando accanto ad altri ruderi), poi si sposta verso il centro del valloncello a sinistra, fino a superare la zona degli alberi.
Abbandonati gli alberi, il sentiero sale a mezza costa
Terminati gli alberi (2140m circa), il sentiero prosegue con pendenza più dolce, costeggiando un fronte roccioso a sinistra. Si superano due gradini rocciosi e, girando attorno alla spalla del rilievo, si arriva finalmente a vedere la spianata dove sorgono le belle baite di Welfsch Gaveno (2643m).
Le baite di Welfsch Gaveno, 2453m
Si raggiungono le baite seguendo il sentiero che a volte non è chiarissimo, superandole sempre proseguendo quasi in piano, fino ad incrociare il sentiero 6A che arriva da destra.
L’incrocio con il sentiero 6A
Dopo aver superato una piccola e pittoresca cascatella…
Cascata sul torrente Endrebach
…il sentiero prosegue per un tratto in piano, fino a raggiungere a 2511m una piccola diga che sbarra un laghetto artificiale.
La diga vista dall’alto del sentiero 7B, il sentiero vi arriva da destra
Alla diga, il sentiero si biforca: il 6B prosegue dritto verso la Orestes Hutte, noi lo abbandoniamo e proseguiamo sul 6A/7B a sinistra. Poco più avanti c’è un altro bivio: il sentiero 6A che stiamo percorrendo prosegue dritto, verso il rifugio Mantova. Noi di nuovo prendiamo la strada a sinistra, lungo il 7B, ora non più in comune con altri sentieri.
Il bivio tra il sentiero 6A ed il 7B
Appena preso il bivio a sinistra si troverà un primo laghetto senza nome (no, non è questo il Lago Blu): fino al 2020 su di un masso si trovava un piccolo gallo in legno, omologo di quello che troveremo sull’ometto in cima a Punta Telcio.
Un primo gallo si trova vicino al laghetto anonimo
Si contorna il laghetto sulla sinistra e si segue il sentiero, che in breve, dopo aver risalito un ripido canalino, porta a raggiungere il Lago Blu (2687m). Nelle giornate terse vi si specchia la Piramide Vincent.
Il Lago Blu
A questo punto il sentiero 7B, per raggiungere Punta Telcio (che si trova circa un chilometro in linea d’aria a ovest), imporrebbe di abbassarsi momentaneamente di quota verso il Lago Verde (2634m) per poi riprendere a salire.
Il Lago Verde, visto dalla quota del Lago Blu
Quando vado a Punta Telcio preferisco invece sempre proseguire lungo il Lago Blu, puntando verso ovest e salendo, senza perdere mai quota. Ci sono labili tracce di un sentiero senza nome che si possono percorrere finché, a quota 2740 metri circa, ci si ricongiunge al sentiero 7B che arrriva da sinistra. A questo punto Punta Telcio è finalmente visibile in lontananza.
Il crinale con Punta Telcio: a destra il colletto cui si arriva dal traverso
Il sentiero a questo punto svolta verso nord-est, percorrendo un lungo traverso pietroso (fastidioso perché piuttosto sconnesso), fino a raggiungere la cresta finale su un piccolo colle a 2769 metri dove finalmente si può buttare un occhio dall’altra parte, lungo il vallone Salza, oltre il quale spicca l’Alta Luce.
Alta Luce dal colle per Punta Telcio
Una volta raggiunto il colle, Punta Telcio e il galletto sull’ometto di vetta si raggiungono rapidamente salendo il semplice crinale erboso, stando sulla sinistra (a destra la montagna precipita vertiginosamente).
Panoramica da Punta Telcio verso nord
Dalla vetta non si vedono (per fortuna) gli sbarramenti antivalanga, in compenso si ha davvero l’imbarazzo della scelta: i 4000 del Rosa, le sorgenti del Lys, il Testa Grigia, il Rothorn, Punta di Netscio, Punta Ciampono, il Mont Nery, Stafal: nelle giornate terse è tutto perfettamente visibile, grazie alla posizione centralissima di questa cima, purtroppo, abbastanza sottovalutata.
Panoramica da Punta Telcio verso sud
In questa immagine 3D i punti salienti dell’ultimo tratto di percorso: