Piccolo Rothorn (3014m), sentiero 10
da Gressoney La Trinité al Piccolo Rothorn
(si può proseguire per il Rothorn)
Il sentiero 10 parte da Gressoney La Trinité e arriva al Piccolo Rothorn (3014m). È lungo 5395m e il dislivello totale positivo è di 1403m.
Il tempo indicativo per la salita è di 4h11. Il sentiero è classificato di difficoltà EE.
ATTENZIONE: dal 1 agosto 2023 fino a data da definirsi, il sentiero 10 è chiuso da Gressoney-La-Trinité fino all’incrocio con il sentiero 10B. Se si vuole raggiungere questa meta, prendere il sentiero 10B che parte poco prima della galleria che entra nel capoluogo di Gressoney-La-Trinité: seguirlo fino ad incrociare il sentiero 10 e poi proseguire verso nord.
Il Piccolo Rothorn è un monte che svetta sopra Stafal: dal basso l’aspetto incute timore, a causa delle pareti rocciose che cadono a picco. La parte superiore si presenta invece come un’innocua collina, che si raggiunge senza alcun problema da un brullo altopiano che al lato opposto è dominato dalla sagoma del Testa Grigia.
Per raggiugnere il piccolo Rothorn, il sentiero è quasi sempre ben marcato: al di sotto della vetta, il vasto pianoro che si percorre è completamente privo di vegetazione, per cui non c’è un vero e proprio sentiero ma una serie di ometti e segnavia su roccia che si seguono senza problemi. L’unica difficoltà tecnica è costituita da un brevissimo tratto (una ventina di metri circa) attrezzato con una fune metallica, non particolarmente preoccupante, che si affronta proprio poco prima di salire sul pianoro finale.
Una volta arrivati al Piccolo Rothorn, se si è escursionisti esperti, è possibile proseguire lungo la cresta rocciosa fino a raggiungere il vicinissimo Rothorn (3152m, circa 30 minuti dal Piccolo Rothorn), la cui prima salita (17 agosto 1789) è attribuita ufficialmente a colui che è considerato il padre dell’alpinismo: Horace-Bénédict de Saussure (anche se in realtà non fece altro che seguire sentieri di caccia già esistenti, segnalati da un prelato di Gressoney).
Non c’è un sentiero: bisogna scovare il percorso seguendo diversi ometti di pietra che si individuano abbastanza facilmente. Per questo tratto occorre avere quel che si dice “il piede saldo”, ovvero non aver paura di dover passare per punti leggermente esposti (non su precipizi vertiginosi, ma su salti di una decina di metri – certo non innocui). Ci sono anche un paio di brevi passaggi (facili) in cui ci si deve aggrappare alle rocce per procedere. Vale senz’altro la pena spingersi fino al Rothorn: al già ampio panorama si aggiunge il versante della valle d’Ayas e tutte le più lontane cime valdostane.